1. Negli anni Ruralset si è specializzata in tre grandi aree in ambito rurale: quella della Consulenza, dell’Innovazione e del Patrimonio. Quali sono i punti di convergenza d’interesse o progettualità comune, attuali e potenziali, tra Ruralset e il mondo dei dealer di macchine agricole ed in particolare la nostra Federazione, rispetto a queste tre grandi aree di cui vi occupate?
Immaginiamo l’agricoltura come un processo unico, complesso e variabile tra le mille possibili agricolture italiane che il nostro paese mostra. Ogni filiera ed od ogni produzione, sono un unico intreccio tra gli aspetti patrimoniali, perché l’impresa agricola lavora su terreni e fa uso di fabbricati strumentali all’esercizio dell’attività e nel farlo di avvale di uomini/donne e mezzi ad altissima tecnologia e sempre più innovativi. La fusione e l’intreccio tra patrimonio immobiliare da una parte, macchine ed attrezzi dall’altra ed il lavoro sono gli ingredienti dell’impresa. In questo mix mancano due aspetti: quello finanziario, perché l’impresa agricola necessita del “carburante”: denaro per funzionare, e della competenza che fa girare il tutto in maniera armonica, come fosse una grande orchestra. Tutte le volte che anche uno solo di questi fattori manca ci sono seri problemi e l’azienda agricola perde quella competitività di cui è capace. Il nostro lavoro è un tentativo di essere una cassetta degli attrezzi dalla quale l’agricoltore può trarre di volta lo strumento che serve. Ruralset e il mondo dei dealer sono due di questi strumenti che, entrambi, sono al servizio delle imprese; siamo scelti qualora siamo funzionali al miglioramento dei risultati aziendali. È la nostra sfida comune e la matrice del nostro impegno. L’essere attivi su tutto il territorio nazionale e l’avere team di persone e competenze multidisciplinari e specializzazioni verticali molto spiccate ci consente di dare le risposte necessarie. Il fatto che caratterizza le agricolture italiane oggi è la estrema variabilità e la capacità di mutare anche in tempi brevi. In questo scenario tre elementi la fanno da padroni: il clima che muta rapidamente, l’innovazione tecnica e le necessità dei consumatori. Su queste tre sfide, ogni giorno, con entusiasmo, si inizia il lavoro per essere vicini a chi produce.
2. La cura della formazione delle nuove generazioni è senz’altro uno dei temi e delle attività che accomuna da sempre Federacma e Ruralset. Qual’è il futuro professionale della meccanizzazione agraria, in termini di numeri e prospettive, considerato a partire dall’esperienza pluriennale di Ruralset nel settore della formazione?
La nostra lettura parte da alcune certezze che crediamo di potere condividere anche con i colleghi di Federacma. Siamo di fronte ad una agricoltura dove il lavoro nel campo o nell’allevamento è sempre più meccanizzato e meccanizzabile e dove le necessità di una meccanizzazione a misura di coltura e territorio sono sempre più obbligatorie. Sono richieste cogenti e forti. La risposta perciò è una sola: portare in campo ragazze e ragazzi con una formazione alta, talora anche iperspecialistica, ma con una visione del quadro d insieme chiara e precisa.
E’ utile prendere ad esempio il dato numerico del ricorso al contoterzismo; l’oltre mezzo milione di aziende agricole che vi ricorre si avvale di circa 18000 aziende di contoterzisti, le quali necessitano di un profilo tecnico per gestire il parco macchine o le commesse. Questo soggetto, che a lungo è stato il titolare dell’impresa, oggi, sempre più è una figura dedicata e con mansioni specifiche. Un caso per tutti: la persona che assiste l’azienda per la digitalizzazione delle lavorazioni. Lo specialista di agri4.0. che sovrintende alla fasi di lavorazione è una figura ad oggi poco presente e che va introdotta al pari dell’innovation manager delle aziende non agricole. Non andrà in tutte le imprese perché il nostro paese ha ancora una rete di aziende agricole speso di dimensione medio piccole, ma potrà essere anche un consulente multiazienda in grado ai aiutare contemporaneamente più agricoltori. Oggi, per chiarezza e trasparenza, il numero di questi soggetti competenti e innovativi è ancora troppo basso e l’impiego nelle imprese troppo ristretto. Abbiamo bisogno di camminare più velocemente ed andare molto più lontano. La sfida della formazione è dare giocatori capaci da mettere in campo, poi la partita si può e si deve giocare. Il danno nel non-fare è enorme! Calo di persone nel settore, perdita di competitività, e perdita di reddito.
3. Più nello specifico quai sono le figure professionali di cui ritenete ci sia maggiore carenza? E quali sono attualmente i percorsi disponibili per formare i giovani e ridurre il gap tra domanda e disponibilità di tali figure specializzate nel nostro Paese?
È utile dare un quadro chiaro di ciò che serve e con quale livello di competenza. Come sempre si parte dal bisogno per trovare le soluzioni, ma ci rende vincenti anche la capacità di anticipare i bisogni e non solo sempre di rincorrere le emergenze. Ad oggi i percorsi che la scuola superiore e le università agrarie mettono in campo sono numerosi e non serve certo una nuovo titolo di un corso di studio da affiancare a quelli esistenti. Se abbiamo un problema, non è la carenza ma il sovraffollamento numerico di corsi di studio che è volte si calpestano un po’ reciprocamente. Tutta la formazione tecnica agraria della scuola superiore offre già un ventaglio di competenze utili all’ingresso nel mondo del lavoro della assistenza tecnica per la maggior parte delle imprese agricole. La scuola superiore, però, deve irrobustire il set delle conoscenze di base per dare quell’impalcatura culturale sulla quale appoggiare, poi, le verticalizzazioni specialistiche. Se un ragazzo non conosce i principi di fondo della lavorazione del terreno per la preparazione del letto di semina, sarà arduo insegnargli le lavorazioni 4.0. super moderne. Se manca l’abc tutto il castello crolla!
I corsi IFTS e ITS cercano di fare da cerniera tra la formazione superiore e il mondo del lavoro offrendo un monte ore importante per accrescere quella cassetta degli attrezzi citata prima, con strumenti più sofisticati.
L’università merita un discorso a parte perché deve immaginare di lavorare per formare una aliquota di persone con competenze alte che non solo gestiscano l’attualità, ma sappiano di avere la responsabilità di essere quella elitè che, oggi, scrive il domani.
4. Secondo lei, quali iniziative istituzionali andrebbero intraprese per favorire la formazione specializzata di un maggior di lavoratori (giovani e non) in tempi brevi?
Spero di non essere una voce fuori dal coro e di trovare condivisione in questa osservazione, ma ad oggi, nel nostro paese, non mancano ne i percorsi formativi, ne (nella maggioranza dei casi) le risorse per fare le cose. Necessitiamo di una forte sensibilità delle imprese che debbono decidere di avvalersi di queste professionalità e, soprattutto, di ragazze e ragazzi che vogliano mettersi in gioco. Lo faranno se adeguatamente valorizzati e remunerati per il loro impegno.
5. Ad Agrilevante 2023 Ruralset costituiva uno dei partner coespositori dell’area Desk organizzata da Federacma, in collaborazione con FederUnacoma. Sarete parte del team allargato Federacma, anche nell’area istituzionale che la federazione curerà a Fieragricola 2024. Qual è il vostro target principale e quali sono i temi su cui vi interessa maggiormente sensibilizzare ed avere un confronto con i visitatori delle principali fiere italiane?
Fieragricola 2024 sarà, di nuovo, un momento di condivisione forte di Ruralset dei principi per una buona agricoltura nei quali crediamo. Se dovessimo mettere un titolo a quanto proporremo parleremmo di COLTIVARE VALORE. Il settore primario necessita di modelli di consulenza per la creazione di valore sia economico che sociale, in un’ottica di sostenibilità a 360gradi. Lo faremo con proposte di FARM MANAGEMENT sartoriale per le diverse esigenze.
Ci vediamo a Verona.